IL LABIRINTO DI HORT (2018)
Il Labirinto di Hort è un vasto percorso di gioco creato alla periferia di Senigallia, in mezzo ad alte piante di mais. E’ un posto in aperta campagna, un po’ isolato. Il mais, ad agosto, è alto, al punto da non lasciare più intravedere i sentieri ritagliati tra le piante. Ci vanno, a divertirsi a cercare l’uscita, molte famiglie con bambini. In mezzo al fogliame, di sera, si possono sentire le loro voci che si chiamano, mentre si muovono incerti alla luce di torce elettriche. Mi avevano chiesto di scattare qualche foto laggiù, per semplice documentazione. Sembrava, all’inizio, che non ci fosse molto da fotografare. Tuttavia, quando ho iniziato a farlo, muovendomi io stesso all’interno del percorso, mi sono reso conto dell’impalpabile angoscia che scaturisce da un labirinto: la necessità di ritrovare un’uscita, e, anzitutto, l’esigenza di scegliere un cammino. Percorso simbolico, meditativo. La mente andava a Dedalo e a Creta, ai percorsi mistici inseriti nel Medioevo nei pavimenti delle chiese, al nostro affidarci a qualcosa, fosse anche un lancio di moneta. Ho pensato alla tecnologia misteriosa della moderna elettronica, alle insidie nascoste in un agglomerato urbano (è riprodotta la mappa di Google di un quartiere di Kabul). E infine, ho disegnato io stesso un percorso sulla sabbia, recandomi sulla spiaggia al momento del sorgere del sole. Quel mio tracciato finiva nel mare. Il mare, calmissimo, finiva al confine dell’alba.
Era l’ultima foto. Non credo si potesse dire di più.
Hort's Maze is a game path created on the outskirts of Senigallia, in the middle of a large plantation of corn. It's a bit isolated place in the open country. The corn is high in August, to the point where you cannot see the paths cut out among the plants. Many families with children go there to have fun, looking for the exit. In the middle of the foliage, when it gets darker, you can hear their voices calling each other, while they move uncertainly with their flashlights. I had been asked by friends in Senigallia to take some pictures over there, for simple documentation. It seemed to me, at the beginning, that there was not much to photograph. However, when I started doing it, moving inside the paths, I realized the impalpable anguish that comes from a labyrinth: you have to find the exit, and, above all, you need to choose a path. Symbolic, meditative path. My mind went to Dedalus and Crete, to the mystical paths included in the floor of some churches in the Middle Age, to our need to rely on something, even a coin toss. I thought of the mysterious technology of modern electronics, the hidden dangers of some urban areas ( the Google map reproduces a district of Kabul). And finally, one morning, I went to the coast at 5.00 a.m and drew a maze on the sand, The maze ended up in the sea. The sea, very calm, ended at the border of dawn.
It was the last picture. I do not think you could say more.