O thou new corner who seek'st Rome in Rome
and find'st in Rome no thing thou canst call Roman;
arches worn old amd palaces made common,
Rome's name alone within these walls keeps home.
Behold how pride and ruin can befall
one who hath set the whole world 'neath her laws,
all-conquering, now conquered, because
she is Time's prey and Time consumeth all.
Rome that art Rome's one sole last monument,
Rome that alone hast conquered Rome the town,
Tiber alone, transient and seaward bent
Remains of Rome. O world, thou unconstant mime!
That which stands firm in thee Time batters down,
and that which fleeteth doth outrun swift Time.
Tu, appena giunto a Roma, e cerchi Roma
e non trovi nulla a Roma che puoi chiamare romano,
soltanto a queste mura, ai vecchi archi consunti,
ai palazzi involgariti il nome Roma appartiene.
Vedi, non si sottrae a orgoglio e rovina
neppure chi conquistò il mondo e gli impose le sue leggi,
ora vinta a sua volta e preda del Tempo,
poichè il Tempo ogni cosa consuma.
Roma, ultimo e unico monumento di Roma,
Roma che hai vinto soltanto la città di Roma,
solo il Tevere che al mare fluisce
resta di Roma. O Mondo, inconsistente istrione!
Ciò che sta immobile il Tempo abbatte,
Ciò che fugge si sottrae al Tempo.
(Ezra Pound: "Roma", traduz. Piero Sanavio)
[i]"Ruggero Passeri si confronta con un tema fotografico parecchio frequentato e, nonostante l’affollamento visivo, vince la scommessa staccandosi dall’ovvio e distinguendosi per originalità e capacità narrativa.
Le sue fotografie conquistano l’osservatore sin dal primo sguardo. La sua ironia è coinvolgente e la sua leggerezza compositiva riesce a coniugare sacro e profano con evidente naturalezza. Kaputmundi è qualche cosa di diverso dal solito reportage sulla capitale d’Italia. E’ quasi un regesto di modalità e comportamenti del genere umano. Una raccolta di accelerazioni e di frenate improvvise. Il Paesaggio si fa sentimento e si lascia finalmente guardare senza presunzione. Passeri lo rende come possibile, accessibile. Semplice e alla portata di mano.
Per contro, i suoi personaggi, si trasformano in simboli eterni. Si incrociano e si integrano con naturalezza nella simbologia classica della città eterna. Ruggero Passeri sa dosare gli equilibri fra sorpresa e contemplazione. La frenesia del suo sguardo è pari alla sua curiosità. Del resto, Ruggero conosce bene la specificità della fotografia. Sa che la realtà filtrata dall’obiettivo è sempre una visione parziale. Dunque, non è mai alla ricerca della verità. Non costruisce documenti. Lavora quasi per scatti singoli, che poi sa cucire dentro una storia unica: la sua.
Dentro queste immagini non c’è nostalgia. C’è la ricerca di un specchio magico, c’è la ricerca sé stesso e di tutti gli uomini e le donne distratti dalla bellezza del mondo e degli attimi fuggenti."
(Denis Curti, Presidente Fondazione FORMA)
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